Di Silvia Sanchini
Grazie a Antonia Chiara Scardicchio, pedagogista e docente all’Università di Bari, ho approfondito
il mondo di Harry Potter e scoperto la figura dei Dissennatori.
I Dissennatori si nutrono dell’energia degli altri e li inaridiscono al punto da portarli alla morte.
Nella nostra vita, a volte, incontriamo persone e situazioni che hanno su noi un effetto simile.
Relazioni tossiche, che tendono a consumarci e a ridurre le nostre energie.
Ma esistono poi persone che fanno da controcanto ai Dissennatori. L’editrice La Meridiana li ha
definiti Hoper. Sono coloro che nutrono la nostra realtà di speranza, capaci di riattivarci e generare
vita.
In questo tempo in cui anche il linguaggio ci riporta alla complessità che stiamo vivendo
(quarantena, confinamento, distanziamento sociale…), penso sia ancora più importante
riconoscere il valore dei legami e delle relazioni.
“Non pensate a chi vi può contagiare. Pensate a chi potete guarire”, ha scritto Franco Arminio,
poeta e paesologo, durante la prima ondata di questa pandemia globale, quando ci siamo trovati
chiusi nelle nostre case, disorientati e impauriti.
Nella Fuci e, in generale, attraverso le esperienze di volontariato e associazionismo che ho avuto il
privilegio di sperimentare, ho incontrato molti maestri e maestre di speranza.
Li ho incontrati negli autori che ho amato leggere e che negli anni universitari (e poi nel lavoro)
sono sempre stati presenti tra i libri sul mio comodino. Da Giovanni Battista Montini a Simone
Weil, da Paolo Giuntella a Carlo Carretto, da Etty Hillesum a don Lorenzo Milani, da Carlo Maria
Martini a don Tonino Bello.
Li ho incontrati nelle persone con cui ho costruito legami di amicizia che superano le distanze
geografiche o anagrafiche.
Patrizia Pastore è stata per me e tanti di noi Maestra di speranza, una persona la cui presenza e
vicinanza è sempre stata capace di curare e di guarire.
“Le sante che ho conosciuto non si curavano di essere tali”, ha scritto Christian Bobin nel libro
Resuscitare. “Erano di ogni età e di ogni aspetto. Erano accomunate dal fatto di andare nel mondo
con grande naturalezza e con una decisione briosa, come se non ci fossero mai state né legge, né
morale. Ciascuna dava senza pensarci più amore di quanto il sole dia luce. Una, nella sua tarda età,
si occupava di un piccolo giardino e dormiva in una camera grande come una nocciola. Un’altra,
quando entrava in una stanza, l’allegria entrava insieme a lei, come un passero che danza nei suoi
occhi chiari. Una terza, di quattro anni, trovava nei giochi dei quali non si stancava, una ragione
sufficiente per ridere sino alla fine del mondo, ed anche nell’ aldilà. E qualche altra ancora,
completamente ignara di sé, conferiva al mondo un bene più prezioso della vita”.
Per tutta la sua vita Patrizia ha cercato di rinsaldare i legami tra le diverse generazioni di
appartenenti alla FUCI ed è stata per tanti di noi quel passero che danza, una santa che non
sicurava di essere tale, capace di conferire al mondo un bene più prezioso della vita.
Impegnarci ad accogliere questa sua preziosa eredità è per tutti noi una grande responsabilità ma
anche l’occasione per onorare il suo dolcissimo ricordo.
Di Silvia Sanchini
Grazie a Antonia Chiara Scardicchio, pedagogista e docente all’Università di Bari, ho approfondito il mondo di Harry Potter e scoperto la figura dei Dissennatori. I Dissennatori si nutrono dell’energia degli altri e li inaridiscono al punto da portarli alla morte.
Nella nostra vita, a volte, incontriamo persone e situazioni che hanno su noi un effetto simile. Relazioni tossiche, che tendono a consumarci e a ridurre le nostre energie.
Ma esistono poi persone che fanno da controcanto ai Dissennatori. L’editrice La Meridiana li ha definiti Hoper. Sono coloro che nutrono la nostra realtà di speranza, capaci di riattivarci e generare vita.
In questo tempo in cui anche il linguaggio ci riporta alla complessità che stiamo vivendo (quarantena, confinamento, distanziamento sociale…), penso sia ancora più importante riconoscere il valore dei legami e delle relazioni.
“Non pensate a chi vi può contagiare. Pensate a chi potete guarire”, ha scritto Franco Arminio, poeta e paesologo, durante la prima ondata di questa pandemia globale, quando ci siamo trovati chiusi nelle nostre case, disorientati e impauriti.
Nella Fuci e, in generale, attraverso le esperienze di volontariato e associazionismo che ho avuto il privilegio di sperimentare, ho incontrato molti maestri e maestre di speranza.
Li ho incontrati negli autori che ho amato leggere e che negli anni universitari (e poi nel lavoro) sono sempre stati presenti tra i libri sul mio comodino. Da Giovanni Battista Montini a Simone Weil, da Paolo Giuntella a Carlo Carretto, da Etty Hillesum a don Lorenzo Milani, da Carlo Maria Martini a don Tonino Bello.
Li ho incontrati nelle persone con cui ho costruito legami di amicizia che superano le distanze geografiche o anagrafiche.
Patrizia Pastore è stata per me e tanti di noi Maestra di speranza, una persona la cui presenza e vicinanza è sempre stata capace di curare e di guarire.
“Le sante che ho conosciuto non si curavano di essere tali”, ha scritto Christian Bobin nel libro Resuscitare. “Erano di ogni età e di ogni aspetto. Erano accomunate dal fatto di andare nel mondo con grande naturalezza e con una decisione briosa, come se non ci fossero mai state né legge, né morale. Ciascuna dava senza pensarci più amore di quanto il sole dia luce. Una, nella sua tarda età, si occupava di un piccolo giardino e dormiva in una camera grande come una nocciola. Un’altra, quando entrava in una stanza, l’allegria entrava insieme a lei, come un passero che danza nei suoi occhi chiari. Una terza, di quattro anni, trovava nei giochi dei quali non si stancava, una ragione sufficiente per ridere sino alla fine del mondo, ed anche nell’ aldilà. E qualche altra ancora, completamente ignara di sé, conferiva al mondo un bene più prezioso della vita”.
Per tutta la sua vita Patrizia ha cercato di rinsaldare i legami tra le diverse generazioni di appartenenti alla FUCI ed è stata per tanti di noi quel passero che danza, una santa che non sicurava di essere tale, capace di conferire al mondo un bene più prezioso della vita.
Impegnarci ad accogliere questa sua preziosa eredità è per tutti noi una grande responsabilità ma anche l’occasione per onorare il suo dolcissimo ricordo.