Di Luca Rolandi
Dove sei Patrizia? È la domanda che da domenica 2 settembre si domandano Antonio, Vanessa, Noemi, Romolo e Aurora, marito e figli, il fratello e i parenti, gli amici di Patrizia Pastore, deceduta in un incidente stradale sulla A 25 nel quale sono rimasti coinvolti anche tre dei suoi congiunti che si sono salvati. Da quel terribile e irreparabile momento un dolore lacerante, profondo, indicibile ha travolto e stravolto la vita della sua splendida famiglia, e coinvolto in una sofferenza e cordoglio davvero profondi, i tanti mondi che Patrizia aveva illuminato con il suo candore e la capacità di entrate in contatto e sintonia attraverso una straordinaria empatia, senso di amicizia e fraternità.
Foggiana di origine come il suo adorato Antonio, Patrizia aveva 54 anni, una maturità e una saggezza raggiunta in una vita piena, con ancora tante tappe e tanti progetti da realizzare e tanto amore da donare. Una donna di fede, impegno per gli altri, la costruzione di una famiglia aperta e gioiosa, uno stile di vita sobrio e umile che si univano ad una gioia di vivere e di amare, consolare e spronare tutti dai familiari, agli amici, dai conoscenti agli sconosciuti.
Il funerale è stato celebrato nella parrocchia dei Santi Gioacchino e Anna, la comunità che vedeva la sua presenza e quella della sua famiglia nell’animazione pastorale, nell’associazionismo, negli scout un punto di riferimento, si è vissuto un momento di dolore tremendo ma anche di affidamento alla fede in Cristo morto e risorto. L’omelia del vescovo di Caltanissetta mons. Russotto, don Mario per i fucini di più generazioni, è stato un inno alla vita che ha riecheggiato nel nome di Patrizia ripercorrendone i tratti più significativi, umani e cristiani.
Un filo di commozione che ha iniziato con un lungo silenzio nelle parole di mons. Russotto e la commozione di tutti i presenti e poi le parole bellissime e profondissime. La preghiera ha unito amici sparsi in tutta la penisola insieme ai famigliari e a coloro che erano presenti alle esequie. Patrizia aveva una energia e una forza positiva che emanava nei suoi colloqui, nei momenti di riflessione, negli incontri personali e di gruppo. Una personalità forte e fragile al tempo stesso, una sensibilità per le realtà e le virtù dell’esistenza che solo contano. E l’inno alla carità era il suo motto e anche il saluto con la quale è stata salutata.
Aveva una capacità di attrazione, di diffusione di bene incredibili, il fulcro di una esistenza segnata da tante gioie e alcuni dolori, sempre vissuti con il sorriso qualche volta rigato dalle amarezze e le asprezze nei passaggi difficili. Una donna salda, aperta, in ascolto e dialogo; curiosa e capace di accudire, di fare spazio di camminare e lenire le sofferenze anche profonde di coloro che avvicinava. Il raccoglimento, il canto dei giovani scout, le preghiere espresse e quelle rimaste nel cuore, le lacrime e le parole commoventi e vere dei figli Romolo e Vanessa hanno riecheggiato nella chiesa stracolma.
Patrizia Pastore era conosciuta e apprezzata. La sua presenza era una gioia. Mai sopra le righe, sempre coerente e limpida nel suo agire e spesso questa coerenza l’ha costretta ad indietreggiare e a pagare qualche sconfitta personale. Dal suo percorso fucino alla presidenza dell’Acisjf (l’associazione cattolica internazionale a servizio della Giovane), ha lasciato sempre il segno, positivo e seminato bene, ovunque.
Nel ricordo di Sandro Campanini, presidente nazionale della Fuci, insieme a Patrizia, si legge la cifra di una vita: il tratto lieve e graziato di una donna, il segno tangibile di una testimone credibile della Parola. Sandro e Patrizia sono stati i presidenti di una fase fondamentale nella storia degli universitari cattolici, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, inaugurando una fase nuova nell’esperienza ultracentenaria dell’associazione: fraternità, comunità, spiritualità insieme alla ricerca e al coraggio del cambiamento politico (i referendum del 1991) fondamenti senso di un progetto umano e cristiano, come ha ben sottolineato nell’omelia Mons. Russotto. Da Foggia a Bari, gli Stati Uniti, poi Roma dove prima in Fuci, poi nel Meic, il suo tenace e premuroso raccordo tra le generazioni nella Fondazione Fuci, nel volontariato sociale ed ecclesiale e nel triennio lucente all’Acisjf che l’ha ricordata con un testo pieno di riconoscenza, il suo ultimo esemplare servizio all’uomo, Patrizia Pastore è stata una luce, un “filo di amore in questa rete di relazioni”.
Patrizia Pastore era una persona solare, fantastica, dal cuore grande: amava la vita ed era sempre attenta al prossimo. Il suo amore più grande era la sua famiglia, il marito e i suoi ragazzi. Il mondo dell’associazionismo cattolico in particolare il vasto mondo dell’Azione cattolica e del volontariato la piange con commozione perché ha regalato a tanti momenti di vita e di amicizia profonda. Ognuno ne potrebbe raccontare di intimi e personali come sta accadendo in queste ore e accadrà in futuro.
Una persona capace di seminare amore, condivisione e bellezza, partita troppo presto per il traguardo finale, quell’Altrove che tutti attende e che fatichiamo umanamente a comprendere. «La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto. La terra è fatta di cielo. Non ha nido la menzogna. Mai nessuno s’è smarrito. Tutto è verità e passaggio», recita una poesia di Fernando Pessoa, che descrive la speranza oltre il mistero della morte.
Ora Patrizia è in Dio, nella sua pace e nella sua luce. Nel mistero comunione dei santi la pensiamo sempre vicino alla sua famiglia, che soffre e la porta nel cuore.
Grazie cara Patrizia.
Addio a Patrizia, il candore della vita