Celebrazione Eucaristica di esequie per Patrizia Pastore Roma, Chiesa dei santi Gioacchino e Anna, 5 settembre 2018
S. E. Mons. Mario Russotto
1. Una celebrazione di ringraziamento
Il silenzio sarebbe la parola migliore, eppure siamo chiamati a vivere questa celebrazione di fede con la forza che ha sempre animato Patrizia, con la mitezza che albergava nel suo cuore, con la speranza che ha consentito a lei e ad Antonio di andare sempre avanti, nonostante le grandi difficoltà incontrate nella loro avventura familiare, sin dall'inizio. Quando Antonio ha pensato alle letture da proclamare in questa partecipatissima celebrazione che si estende a tutta l'Italia perché molti avrebbero voluto essere qui presenti e si uniscono a noi in questo momento mi ha chiamato al telefono quasi con un pizzico di gioia, perché era riuscito a fare in qualche modo il ritratto di Patrizia attraverso la parola di Dio. Quindi io cercherò di percorrere i lineamenti di questo ritratto per capire quello che il Signore vuole dirci in questa circostanza, in questa celebrazione che è di ringraziamento per il dono che Patrizia è stata per tutti noi, per Antonio, per i suoi figli, per tutti quelli che l'hanno conosciuta. Certo, se n'è andata così all'improvviso che non ha avuto il tempo di salutarci uno ad uno come avrebbe voluto sicuramente fare, ma il Signore ha voluto che il corso degli eventi fosse questo forse perché sarebbe stato impossibile, avrebbe impiegato anni a salutare tutti quelli con cui ha intessuto con un filo d'amore la sua rete di relazioni. E ci rimane la sua luce, il suo sorriso, la sua gioia di vivere.
2. Mitezza e fermezza
Patrizia amava andare all'essenziale delle cose, per cui considerava tutto vanità. Aveva capito bene che noi siamo degli "Abele" e che ciò che vale davvero è quello che è invisibile agli occhi, quello che si può percepire solo col cuore, l'essenziale. Tutte le altre cose sono relative... vanità delle vanità. In questo testo della litania dei tempi che Antonio ha voluto scegliere, mi piace evidenziare una battuta. Dice Qohelet: "C'è un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli". Qui c'è davvero, a mio avviso, il tratto di Patrizia, perché nel linguaggio biblico, rabbinico in modo particolare, gettare sassi vuol dire avere dei figli, fare dei figli, mettere figli al mondo e raccoglierli, tenerli uniti. Patrizia, nella sua straripante maternità, non solo ha fatto dono ad Antonio, alla famiglia e a tutti noi di quattro figli, ma come una grande mamma ha sempre cercato di raccoglierli, di tenerli uniti e loro ce l'hanno fatta nelle vicende tristi e in quelle gioiose. È riuscita a raccogliere tantissimi fucini - penso alle centinaia di fucini che, nel nome di Patrizia, in due giorni si sono raccolti e ritrovati e molti dei quali sono qui. Patrizia aveva uno spirito veramente da poveri perché era mite, aveva un cuore mite e la mitezza si rifletteva nel suo volto, un volto sereno anche quando doveva impuntarsi. Coniugava mitezza e fermezza e metteva insieme fragilità e serenità. Tante insicurezze Patrizia ha vinto non scoraggiandosi, divenendo quasi come una dinamo che più fa luce più accumula energia. E se la forza di Patrizia era Antonio, un gigante ai suoi occhi, la luce di Antonio era Patrizia, una luce che si rifletteva poi nella capacità di discutere, nella capacità di dialogare, nell'essere sposa che ama dell'amore di pura perdita, la stessa qualità d'amore con cui ha amato i suoi figli.
3. Piena di vita e di luce
Patrizia alimentava il suo essere luce dalla purezza di cuore di Antonio. Il Signore li ha uniti sin dal tempo della FUCI e da allora è stata un'avventura straordinaria che li ha visti emigrare negli Stati Uniti dove Antonio insegnava. Lì è nata Vanessa e io ho avuto la gioia di incontrarli e stare con loro per quattro giorni. In Patrizia e Antonio la mitezza e la purezza si sono incontrate ed entrambi hanno generato una famiglia dal cuore semplice, una famiglia capace di cercare sempre oltre le cose, di andare al di là delle parole, una famiglia che ha imparato da subito che l'altra faccia della croce è l'amore. E solo l'amore ha l'ultima parola sulla morte, perché solo l'amore è la luce. Possiamo dire di Patrizia - io lo sento nel cuore, non so se è un'eresia, i teologi mi correggeranno - che lei nella sua carne, nella sua femminilità di donna fino in fondo, nella sua maternità ha incarnato quello che leggiamo nel Prologo del quarto Vangelo e possiamo dire che in lei era la vita e la vita era la luce. Patrizia era piena di vita e la vita in lei diventava luce. Chiunque l'ha conosciuta in tutta Italia e oltre si porta questo frammento di luce, si porta lo sguardo di Patrizia che aveva il cuore di bambina con tutte le insicurezze di una bimba, ma aveva uno sguardo che ti leggeva dentro, che ti accarezzava il cuore.
4. In viaggio... pronta
Patrizia da giovane è stata scelta per porgere il saluto al Papa Santo, san Giovanni Paolo II, nella sua Visita apostolica a Taranto e ha dato il saluto al Papa a nome di tutti i giovani pugliesi. Qualche anno dopo lo abbiamo incontrato ancora una volta insieme alla Presidenza della FUCI, a Castel Gandolfo. Tutti gli avvenimenti importanti di Patrizia sono stati segnati da un viaggio, anche quello a Castel Gandolfo è stato un viaggio per le vie oscure del centro di Roma. La sua vita è stata sempre un viaggio. Molte volte si è trattato di un viaggio pianificato nei dettagli da Antonio che la facevano sorridere presa da stupore, sempre sorpresa dinanzi alla genialità e alla purezza di suo marito; Patrizia è stata sempre in viaggio, fino all'ultimo viaggio... incompiuto verso Roma, perché il Signore l'ha chiamata alla sua Città Eterna. Era pronta Patrizia, nella fede lo possiamo dire. Quando qualcuno che amiamo ci lascia siamo noi a non essere pronti a questo distacco. Il Signore l'ha trovata pronta come la sposa del Cantico: "Alzati amica mia, mia amica bella, e vieni". Era pronta Patrizia. È stata presidente nazionale della FUCI e sarà ricordata come una delle grandi donne della FUCI perché insieme al carissimo Sandro, che era il presidente, ha inaugurato una stagione nuova, uno stile di parità tra uomini e donne, tanto è vero che nel Congresso nazionale di Salerno la loro relazione di apertura è stata esposta a due voci. E questo è frutto dell'intelligenza di Sandro e della fermezza e mitezza di Patrizia. Poi ha lavorato a Cittadinazattiva ed è stata nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione FUCI, perché lei la FUCI l'aveva scolpita nel cuore e voleva sempre dare, fare qualcosa per gli altri, voleva che il suo sorriso schiudesse alla gioia tanti cuori. Successivamente ha compiuto il primo mandato di Presidente della sezione italiana dell'Acisjf, che l'ha subito amata perché era impossibile non voler bene a Patrizia, onesta fino all'osso, profonda nella sua capacità di riflettere e interrogare, accogliente e serena nel suo stile di relazione.
5. Più grande è l’amore
Patrizia era una compiuta: compiuta come donna, come sposa, come madre; era una donna compiuta nella sua professione; era una donna compiuta nell'amore di sé, quello di pura perdita che tutto dà e niente attende; era una donna compiuta come sposa e come madre anche nel suo cammino credente insieme ad Antonio e ai suoi figli che erano pupilla dei suoi occhi, suo vanto ed orgoglio, travaglio e gioia. Era una donna compiuta, Patrizia, e adesso è diventata sorriso di cielo, carezza di mamma per l'anima nostra. Sì, siamo tutti un po' più orfani e penso in modo particolare ad Antonio, Vanessa, Romolo, Noemi, Aurora. Siamo tutti più orfani ma siamo riconoscenti a Dio per questo pezzo di strada che ci ha fatto percorrere insieme a Patrizia. La sua luce deve continuare in noi e nei suoi figli. La sua mitezza deve trovare carne in noi e nella sua famiglia perché...più grande è l'amore, neanche le forze degli Inferi, neanche la morte potrà imprigionare l'amore. L'amore scardina ogni sepolcro e lei che ha respirato la vita, lei luce da luce, continua a essere una dinamo di luce e di vita per tutti noi. Grazie, Patty!